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VINCENZO CASTELLA: LA GRANDE FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO.

VINCENZO CASTELLA: LA GRANDE FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO.

“LA FOTOGRAFIA NON È CERTO SOLAMENTE LA RICERCA DI UN’IMMAGINE SINTETICA, IN CUI TUTTE LE COMPONENTI SONO ESPRESSE ALLA PERFEZIONE, MA È ANCHE E SOPRATTUTTO RACCONTO DI BASE, QUOTIDIANO, RIPETIZIONE E DOCUMENTAZIONE.  LA MACCHINA FOTOGRAFICA, SE RIMANE UN OGGETTO SENZA DIVENTARE STRUMENTO, È DETESTABILE.”

Vincenzo Castella, classe 1952, usa il linguaggio della fotografia  legandolo   alla scelta dello “showing” e della dislocazione non necessariamente causale degli episodi, quasi in modalità più strutturalista.  Il tracciato testuale senza la presenza paternalistica del narratore. L’aggettivo ‘fotografico’, come lo stesso artista sostiene “si lega propriamente e impropriamente a molteplici sostantivi: testimonianza, prova, documento, riflessione, senso… istinto”.

FOTOGRAFO, CHITARRISTA E REGISTA

Figura poliedrica e libera, Castella, dopo gli studi di Antropologia Culturale all’Università La Sapienza di Roma, inizia la sua attività di fotografo nel 1975. Certamente questa rimarrà la sua “main practice” – e qui parleremo fondamentalmente di questa –  ma vediamo prima gli altri suoi interessi.

Appassionato di musica, musicista blues  e chitarrista,  l’anno precedente – dopo aver sperimentato vari modi di incidere sotto la guida di Paul Buckmaster – partecipa al  terzo album di Alan Sorrenti.

Con tappeti sonori eseguiti con vari tipi di chitarre, chitarra elettrica spenta, amplificata e chitarra acustica e mandolino elettrico.

Nel 1976  compie un viaggio attraverso il sud degli Stati Uniti , dove realizza, insieme a Lucio Maniscalchi  il film  in 16mm Hammie Nixon’s People, imperniato sui colori e sui suoni della società afroamericana.

Uno squarcio di vita di una famiglia di bluesman. Girato intenzionalmente in un home-made style e della durata di 38 minuti il video-documentario è stato montato a Cinecittà nel 1999. Nel 2000 è stato presentato all’interno della rassegna “Film Interrupted” presso il cinema “De Balie” di Amsterdam.

CASTELLA FOTOGRAFO

Come abbiamo già detto Vincenzo  Castella ha iniziato  a fare fotografia nel 1975. Quando ha  deciso  – come lui stesso spesso ripete – che la fotografia poteva non essere solamente quella che si vedeva sulle riviste o nel mondo dei professionisti e dei fotoamatori.

Ma anche qualcos’altro. E lo fa dopo aver  visto il lavoro di alcuni autori che lo  interessavano particolarmente. Charles Sheler, Paul Strand, Walker Evans e il filmaker Robert Flaherty. In Europa è affascinato da  Heinrich Zille per il suo lavoro a Berlino alla fine del XIX secolo. Dopo, sempre in Germania, si entusiasma  per il lavoro di Albert Renger-Patzsch e di Werner Mantz. Potremmo dunque – anche se è molto difficile classificarlo  – inserirlo nella categoria degli artisti-fotografi. In quel gruppo di artisti contemporanei che fa un uso concettuale del mezzo, accantonando qualsiasi interesse per la componente tecnica della fotografia. Il suo lavoro  non è  certo su una documentazione estensiva. Lavora, piuttosto, sui modelli simbolici e collettivi di immaginario.

FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO

A partire dalla fine degli anni Novanta l’interesse di Castella per le trasformazioni del paesaggio, interesse che lo ha sempre accomunato al filone del nuovo paesaggismo fotografico italiano, si concentra sulla messa a fuoco dei cambiamenti.

Dell’immaginario umano nei confronti della città e sulla difficoltà di chi vive nelle città di comprendere tali evoluzioni.

Nel 1998 inizia a lavorare a una serie di immagini sugli edifici e realizza ipotesi di narrazione visiva sulla complessità del tessuto e dell’intreccio delle città.

Produce grandi stampe a colori da film di grande e grandissimo formato.

La sua ricerca è basata sull’indagine dei concetti di distanza e dislocazione, a cui si aggiunge una particolare attenzione nei confronti delle possibilità identitarie dei materiali della fotografia.

La ricerca di Vincenzo  Castella sulle città parte anche da un’altra importante considerazione.  Dalla convinzione che le città abbiano oramai intrapreso un percorso di sviluppo autonomo dal piano urbanistico e dalla volontà dell’uomo. Come?

Crescendo e cambiando il loro assetto non in base a chi le abita ma in base alle regole di omogeneizzazione ed omologazione impostesi a seguito della competitività e dello sviluppo globale tra le città del mondo.

Le sue fotografie sulle metropoli tentano, dunque, di contribuire alla comprensione di quello che sta accadendo, rappresentando in tempo reale i cambiamenti che avvengono nella contemporaneità, il percorso e quali gli scenari futuri.

FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO

Dal 2006 costruisce installazioni video tratte da grandi negativi fotografici. “Cronache da Milano”, realizzato nel 2007-08, viene presentato ad Art Unlimited – Basel nel 2009.

Nello stesso anno realizza “About Town”, sulla relazione tra due quartieri di Amsterdam.

In recenti lavori come Cronache da Milano, realizzato con il gruppo Multiplicity e proposto ad Art Unlimited del 2009 , sono fotografati palazzi e punti della città dove sono avvenuti episodi di cronaca nera. Massimiliano Gioni ritiene che quella di Castella sia “una ribellione discreta contro l’ordine imposto” dalla quale traspare una specie di insofferenza del fotografo verso ogni forma di rigido schematismo e di regola. Vale a dire che egli fotografa il mondo sovvertendo quelle regole imposte dall’esigenza estetica di dover abbellire l’immagine in modo da renderla significativa.

A Verona, fino al 17 novembre,  Trame senza fissa dimora, ispirata   dal pensiero del formalista russo Viktor Sklovskij.

Il visitatore  rimarrà sorpreso da quest’ ultima serie di opere in cui non è la Città al centro dell’attenzione, bensì la Natura, che Castella propone con color print di grandi dimensioni, contatti e 3 video: Studio Eine PhantastikZurigo N° 1 e N°2 oltre ad un video sul paesaggio in Finlandia, tutti creati a due canali da negativo originale.

Vincenzo Castella è uno dei protagonisti della mostra Survol – La photographie aérienne des villes.   Mostra che inaugurerà venerdì 9 novembre 2018 presso la CAUE92 – Conseil d’architecture, d’urbanisme et de l’environnement des Hauts-de-Seine.

La mostra si sviluppa in due parti. La prima parte espone un ricco corpo di materiali d’archivio presi in prestito dal Service historique de la Défense e dagli Archives départementales des Hauts-de-Seine.  La seconda parte presenta una selezione di opere di artisti e fotografi contemporanei.

Lichtempfindlich 2 è il titolo della mostra collettiva  alla Schauwerk Sindelfingen che resterà in essere fino al 6 gennaio 2020. La mostra raccoglie una serie di fotografie di proprietà della fondazione, tra cui opere di Vincenzo Castella e Hiroyuki Masuyama.

FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO

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